1. IL PROTOCOLLO D’INTESA: ATTO D’IMPERIO
Il Ministero della Giustizia ha prima imposto e poi cominciato a dare attuazione ad un intervento del valore di 83 milioni di euro, miope e sbagliato per la città di Roma: avendo l’esigenza di maggiori spazi, ha deciso come realizzarli (ampliamento dell’edificio esistente) e dove (su un terreno di proprietà del Comune di Roma che, per di più, ricade in un Parco Naturale vincolato).
Il Comune di Roma e la Regione Lazio si sono inspiegabilmente piegati a quest’arbitrio, sottoscrivendo un Protocollo d’Intesa il cui contenuto è dannoso e controproducente per ognuno dei due (e fonte di imbarazzo per il Municipio, che è stato completamente scavalcato, venendo messo di fronte al fatto compiuto).
Il Protocollo d’Intesa è in realtà un brutale atto d’imperio: “si rende necessario ampliare realizzando un nuovo edificio” -vi è scritto- e “il nuovo edificio deve essere situato nell’area parco di Monte Mario”. E, mentre il Municipio e i cittadini vengono intrattenuti con «processi partecipativi», la sua attuazione è già cominciata: è notizia del 14 giugno 2019 lo sgombero dell’accampamento che si trovava proprio nell’area adiacente al Tribunale e la sua perimetrazione con un transennamento (fonte: Corriere TV).
2. OPACITÀ
Su tutta l’iniziativa regna l’opacità assoluta: sia riguardo il Protocollo d’intesa in sé; sia riguardo l’iter che ha portato all’imposizione del Protocollo; sia riguardo allo stato della sua attuazione; sia, infine, relativamente alle azioni in corso che lo riguardano.
2.1. IL PROTOCOLLO D’INTESA, QUESTO SCONOSCIUTO
L’atto ufficiale del Protocollo -ovvero la scansione dell’originale firmato dalle parti- non è mai stato pubblicato. È stato pubblicato il solo testo -e solo sul sito Ministero della Giustizia- senza che ad esso sia stata data particolare evidenza.
Il Comune di Roma, da parte sua -pur avendo nel suo sito, una pagina denominata “Attualità” all’interno della quale, oltre a “Notizie ed eventi”, viene pubblicato un bollettino settimanale (“Il Sindaco informa”)- non ha dato alcuna informazione riguardo al Protocollo: non ha pubblicato la notizia della sua sottoscrizione, né aggiornamenti circa la sua attuazione, né notizia degli incontri in programma o avvenuti sull’argomento (incontri organizzati solo in seguito alle pressioni dei Comitati di Quartiere e ad un’interrogazione parlamentare).
2.2. ITER DI FORMULAZIONE DEL PROTOCOLLO: IGNOTO
Non è noto l’iter con cui si è giunti alla formulazione del Protocollo. L’atto con cui il Ministero ha manifestato l’esigenza di nuovi spazi e la relativa quantificazione non è stato pubblicato; né è identificabile, dal momento che non è citato né nella Delibera con cui la Giunta Comunale ha approvato lo Schema di Protocollo, né nel Protocollo stesso. Non si conoscono neanche i criteri che hanno portato alla “scelta” della tipologia di intervento (ampliamento) e alla sua ubicazione (terreno di proprietà comunale, ricadente in area vincolata): ricordiamo che l’ampliamento è solo una delle opzioni possibili (e non delle migliori…), non una necessità ineluttabile. Non sono noti, infine gli Uffici coinvolti né i nomi, i ruoli e le specifiche competenze delle persone che hanno contribuito all’individuazione della “soluzione” (non un progetto, ma un mero prodotto burocratico) poi imposta con il Protocollo.
2.3. STATO DELL’ATTUAZIONE DI QUANTO PREVISTO DAL PROTOCOLLO: IGNOTO
Il Protocollo prevede l’istituzione di un “Tavolo Tecnico”, composto da tre soli rappresentanti, uno per ogni ente sottoscrittore. I tre rappresentanti, in base al programma statuito dal Protocollo stesso, dovrebbero essere già stati nominati (31 maggio 2019), ma non sono ancora stati resi pubblici né i nomi, né le competenze.
Non sono nemmeno stati resi pubblici i criteri e le procedure di selezione del “supporto professionale esterno” previsto dal Protocollo per la redazione Documento preliminare alla Progettazione (DPP).
2.4. AZIONI IN CORSO: GLI ENTI COINVOLTI NON NE PARLANO
In seguito alle critiche mosse al Protocollo, il 5 giugno scorso è stato organizzato presso il Primo Municipio, un incontro cui hanno partecipato Rappresentanti del Ministero della Giustizia, del Comune di Roma, del Municipio I e di Comitati di cittadini[1]. Dall’incontro sono emersi da una parte l’arroganza dei sottoscrittori del Protocollo; dall’altra l’imbarazzo degli esponenti del Municipio, spiazzati e quasi increduli[2] rispetto all’arbitrio di un Protocollo che li ha completamente scavalcati (per un resoconto dettagliato dell’incontro, leggi l’articolo di “Trionfalmente17”). Nella stessa occasione, sono state proiettate delle diapositive, “esplicative” dell’intervento previsto dal Protocollo. Di questo incontro, il Comune non ha dato notizia, né prima, né dopo; e si è ben guardato dal pubblicare le diapositive…
Il prossimo incontro è previsto per martedì 18 giugno 2019, ore 10,30, presso gli uffici municipali di via della Greca. Ovviamente neanche quest’incontro è stato pubblicizzato dai sottoscrittori del Protocollo.
Attendiamo poi di conoscere l’esito dell’interrogazione parlamentare presentata dalla Sen. Loredana De Petris.
3. DEL CHIARO INTERESSE DEL MINISTERO E DELL’OSCURA SUDDITANZA DEL COMUNE E DELLA REGIONE
Il Ministero della Giustizia persegue il proprio interesse: la soluzione più semplice e meno impegnativa per sé e per i suoi dipendenti. Purtroppo questa soluzione è miope e sbagliata: non solo non porta benefici né alla Regione, né al Comune, né al Municipio, né -soprattutto- ai cittadini ed alla città, ma anzi aggrava problemi generati più di quarant’anni fa (dispersione dei Tribunali, utilizzo improprio ed inadeguato di edifici nati come caserme, insufficienza delle infrastrutture del trasporto pubblico e privato; e poi, l’intera area di piazzale Clodio smarginata e casuale, il Parco-Non Parco di Monte Mario etc.). Quindi, se l’interesse del Ministero della Giustizia appare nitido, nella sua elementarità, non altrettanto chiaro è il motivo della sudditanza mostrata dal Comune e, soprattutto, dalla Regione (che non ha nemmeno la “giustificazione” di avere lo stesso colore politico del Governo…)
4. CHE FARE? OPPOSIZIONE E TRASPARENZA
Alla luce di quanto esposto si chiede al Municipio I ed alla Regione Lazio (così come anche al Comune di Roma, nell’interesse della città e dei cittadini) di respingere il Protocollo d’Intesa e di chiederne l’annullamento o la revoca.
La rilevanza dell’argomento (non tanto la miope suggestione dell’ampliamento, quanto l’idea di città all’interno della quale ripensare il “Quartiere della Giustizia”) merita inoltre una discussione più ampia ed aperta a tutta la cittadinanza, al di fuori degli angusti uffici comunali: ed il luogo più appropriato è l’ex autorimessa ATAC di Piazza Bainsizza.
Il Comune, la Regione ed il Ministero della Giustizia, infine, hanno il dovere di fornire una puntuale e trasparente informazione su tutto ciò che riguarda il Protocollo, la sua attuazione e la discussione pubblica. In tal senso è già stato formalmente richiesto al Comune di pubblicare tutti gli atti e le notizie, realizzando uno specifico sito internet o, in subordine, dedicando una pagina del proprio sito al Protocollo d’Intesa e al “Quartiere della Giustizia”.
Come già detto altrove, abbiamo bisogno una visione organica e lungimirante della città: il “Quartiere della Giustizia” può e deve essere la scintilla per un rinnovamento urbano, culturale, sociale, politico ed economico di lungo periodo.[3]
Valerio Preci – valerio.preci@quarkdesign.it
[1] “Erano presenti: Luciano Panzani, Presidente della Corte d’Appello, Giovanni Salvi, Procuratore Generale Della Corte d’Appello; Barbara Fabbrini, Ministero della Giustizia, Massimiliano Valeriani, Assessore all’Urbanistica della Regione Lazio, Luca Montuori, Assessore all’Urbanistica del Comune di Roma, Valentina Grippo, Consigliere Regione del Lazio, Sabrina Alfonsi, Presidente del Municipio I, Anna Vincenzoni, Assessore alla Viabilità e al Verde, i Consiglieri Jacopo Scatà, Adriano Labucci e Roberto Morziello, Giuseppe Morganti, Presidente del Lazio del FAI.” (fonte: “Trionfalmente17”, 12/06/2019)
[2] Particolarmente espressiva di questo spiazzamento è la posizione del Consigliere Morziello, che si esprime addirittura in termini di ipotesi remote, quasi oniriche (“nonostante nell’esposizione dell’idea si fosse adombrata l’ipotesi di costruire nel parco…”) come se il Protocollo d’intesa non esistesse…
[3] Al riguardo, vedi gli articoli: “Il Palazzo di Giustizia di Roma: ampliare un guazzabuglio? No, grazie: abbiamo bisogno di una nuova cultura urbana ed umana”; e “Quartiere della Giustizia: progetto di rinnovamento urbano ed umano” versus “Ampliamento”. Il “Protocollo d’intesa per l’ampliamento” è la risposta sbagliata: leggiamolo insieme e scopriamo perché
Categorie:Architettura e Urbanistica
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