Moretti è un personaggio magmatico, sfuggente, difficile da inquadrare, eclettico per effetto di un’insaziabile irrequietezza culturale e di una costante tensione progettuale. Il suo pensiero si presenta attraverso un corpus non sistematico di scritti, talvolta contradditori: frammenti dotati di coerenza interna, mai ricomposti in un disegno unitario, e intenzionalmente incrinati da feconde notazioni nascoste tra le pieghe del discorso. Tessere isolate di un mosaico sempre in fieri, nell’attesa di essere definito, temporaneamente fissate nell’immagine instabile del collage.
Un modo di procedere eclettico o, meglio, barocco che pone sulla ribalta i temi linguistici e il problema della forma (ma non solo), disseminando il discorso di fertili rimandi. Alcuni temi, sempre indissolubilmente legati al problema della forma e dei suoi processi generativi, ricorrono tuttavia nelle riflessioni di Moretti: il linguaggio plastico e figurativo (e, da questo filtrato, il rapporto tra architettura, arte e storia), la forma-struttura (con una particolare affezione alla sensibilità barocca), la “modellazione” matematica (con l’elaborazione della nozione di architettura parametrica, luogo di incontro dell’architettura e dell’urbanistica con i metodi fisico-matematici). Il discorso di Moretti cresce per sedimentazione e per progressiva concrezione, come le volute di una spirale, con improvvisi lampi che ne rischiarano le pieghe.
Le riflessioni sull’abitare sono ospitate -per lo più- in queste pieghe del discorso. La ricerca, fondata sull’analisi di scritti e di documenti d’archivio (alcuni dei quali inediti), struttura queste riflessioni lungo tre direttrici (la pratica, la poetica, la ricerca sperimentale) individuando le idee-guida di Moretti riguardo al tema dell’abitare, la corrispondenza tra idee e realizzazione e le conseguenze dell’ineludibile lotta tra le forze della rappresentazione e le forze della realtà. La lezione morettiana è letta all’interno del quadro culturale ed operativo coevo, con riferimento agli architetti con cui ha puntualmente collaborato di cui ha scritto ed alle opportunità professionali (nonché al disinvolto opportunismo), legate prima all’adesione al fascismo, poi all’amicizia con Alfonso Fossataro ed infine, attraverso Samaritani, al sodalizio con la Sogene e ai rapporti con il Vaticano. L’ambito dello studio è stato circoscritto al periodo compreso tra il 1949 e il 1965, che si apre a Milano con le case-albergo e con il progetto del Quartiere Cofimprese e si chiude a Washington con la realizzazione del Complesso Watergate. Proprio in questo intervallo, infatti, Moretti sviluppa il corpus di scritti con i quali dà forma al suo pensiero sull’architettura e sull’abitare, passando parallelamente dalla condizione del professionista free-lance a quella dell’architetto romano globalizzato.
La parabola di Moretti (1907-1973) vive tre fasi, ognuna delle quali è legata al favore di un grande committente o di un ambiente fertile in grado di surrogarlo. La prima fase, tra il 1 933 e il 1943, coincide con i favori del Partito Nazionale Fascista, per il quale Moretti è architetto capo dell’ONB. Parallelamente agli edifici pubblici progettati per il regime (tra cui ricordiamo la Casa delle Armi al Foro Italico e la GIL di viale Trastevere a Roma), Moretti realizza una serie di interventi residenziali di diversa scala (palazzine ad Ostia; ville suburbane nella zona dei Castelli romani). Una fase di transizione tra il 1947 e il 1959, prende le mosse dal sodalizio con Alfonso Fossataro (con cui realizza a Milano le case-albergo per il Comune e il complesso privato di Corso Italia-Via Rugabella; a Roma, le Palazzine Astrea e Girasole), si sviluppa con l’approfondimento dei rapporti con l’aristocrazia romana (“aristocrazia di soldi e di sangue”, dice un affilato Quaroni) in un intreccio di interessi politici ed economici spalleggiati dalla stampa nazionale di destra (interventi sull’Appia, ville a Santa Marinella) e con i costruttori e con i promotori immobiliari (Ex cinema Eden a Nervi). Questa fase culmina con gli incarichi ricevuti dall’INCIS (Villaggio Olimpico, Decima). La terza ed ultima fase (1960-1973), è segnata dal rapporto con Aldo Samaritani e la Sogene -e, attraverso questa, con il Vaticano e con gli Ordini religiosi- proietta Moretti in una dimensione internazionale (progetti in USA, Algeria, Israele, Iran).
Per chi costruisce Moretti? Moretti è innanzitutto architetto di interventi residenziali privati. Su un corpus di 291 progetti ufficialmente censiti (realizzati e non) oltre 180 sono legati alla residenza. Di questi solo tre sono pubblici: Il Villaggio Olimpico, Decima, il CEP di Livorno. Gli interventi investono tutte le scale dell’abitare: l’appartamento, la villa, la palazzina, il complesso residenziale alla scala urbana. Le opere alla scala più piccola sono destinate ad una committenza appartenente all’ente politico-economica e culturale, ma anche per esponenti dello spettacolo (ville per Malgeri e per Borelli, rispettivamente direttore del Tempo e del Corriere della Sera, per Aldo Samaritani, per il critico d’arte Federico Zeri). Sull’Appia, oltre alle numerose ville per l’aristocrazia romana, Moretti ne progetta una anche per Domenico Modugno. Gli interventi alla scala urbana non appartengono certo all’orizzonte del “problema della casa” (eccezion fatta per le case albergo di Milano). Sono infatti palazzine e complessi residenziali, i cui appartamenti, larghi, spaziosi e luminosi, sono destinati ad una borghesia che ha larga disponibilità economica ed esigenze di rappresentanza: il Girasole, per esempio, ha ospitato Totò, Roberto Rossellini ed Ingrid Bergman. Ma l’architettura di Moretti vuole anche riscattare le aspettative di una neo-borghesia, spesso “moraviana” vittima di speculatori che, “costruendo case economiche camuffate a case di lusso” ne solleticano le ambizioni, costringendola in realtà a vivere in una condizione di povertà culturale e urbana.
Valerio Preci, Fluido Parametrico. Idea ed esperienza dell’abitare negli scritti e nell’opera di Luigi Moretti, Roma, pp. 163 ill., cm 21×21
CONTENUTO
Premessa – 1. Il principe e l’architetto. Costruire con chi? Case per chi? – 1.1. Committenza e parabola professionale – 1.2. Think tanks e marketing – 2. Poetica dell’abitare – 3. Ricerca e sperimentazione – 3.1. Temporalità plastica – 3.2. La forma del vuoto 3.3. Architettura parametrica e morfostrutture – 4. Conclusioni
Appendice 1. Il Quartiere Cofimprese
Appendice 2. Antologia di scritti di Luigi Moretti
Appendice 3. Regesto delle opere – Bibliografia – Indice dei nomi
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