In novembre 2018 l’ATAC ha pubblicato l’Avviso per manifestazione d’interesse n.157/2018 per “esplorare e verificare l’esistenza di un mercato europeo di operatori economici in grado di fornire in regime di noleggio autobus urbani da 12 metri da destinare al servizio di TPL”. Dopo l’affidamento dell’appalto, ad aprile 2019 è emerso che gli autobus forniti (prodotti nel 2008) hanno motori di tipo Euro 5, risultando pertanto non conformi al Regolamento Europeo CE595/2009 e s.m.i. che prescrive, per i veicoli di nuova immatricolazione, emissioni inquinanti minime obbligatorie non inferiori ad euro 6 (vedi articolo del Corriere della Sera del 19/04/2019: “Roma Atac, inutilizzabili i 70 bus di Tel Aviv: sono Euro 5, fuorilegge per l’Ue”).

L’Avviso per manifestazione d’interesse in questione (identificato anche come 006166/2018) e tutta la documentazione di gara sono consultabili sulla piattaforma informatica con cui l’ATAC gestisce i bandi, al seguente indirizzo: https://atac.i-faber.com/sourcing/expressions-of-interest/97093/resume/

In particolare, all’Avviso è allegato il documento “REQUISITI TECNICI”, tra i quali risultano i seguenti:

• “ANNO DI IMMATRICOLAZIONE: non inferiore a 2003“;
• “MOTORIZZAZIONE: non inferiore a diesel EURO 3“.

Ciononostante l’ATAC ha già corrisposto all’impresa appaltatrice un acconto del 16% del valore dell’appalto (valore che ammonta a 4 milioni 300 mila euro, per 12 mesi di noleggio), per autobus che non possono essere messi su strada. Nel caso in cui la fornitura non andasse a buon fine, l’ATAC intenderebbe risolvere il contratto: ma gli autobus forniti soddisfano, in realtà, i Requisiti tecnici stabiliti dall’ATAC stessa nell’Avviso di manifestazione di interesse…

Orbene: chi ha sbagliato? La stazione appaltante o il fornitore? E chi paga l’errore?

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