Il Governo prosegue la “gestione” estemporanea e dilettantesca del Covid.
Prima il lockdown totale primaverile, poi il “liberitutti” estivo che ha favorito la diffusione del virus. In autunno arriva il contrordine: l’adozione di misure di prevenzione commisurate ad una valutazione differenziata del rischio di diffusione, tradotta nell’ormai nota suddivisione del territorio nazionale in zone gialle, arancioni o rosse, cui corrispondono limitazioni progressivamente crescenti per l’esercizio delle attività commerciali e per gli spostamenti. Ma poi il Governo valuta che questo ragionevole criterio non debba essere applicato anche alle festività di fine d’anno. E allora: Italia gialla e più spostamenti per tutti (con preghiera di riversarsi nelle strade e nei negozi per beneficiare del cashback…). A distanza di pochi giorni, nuovo contrordine: il Governo “prevede” Covid nel corso delle festività; dunque – forse, chissà – Italia rossa, in quei giorni.
Orbene, il Covid c’è nei giorni lavorativi come in quelli festivi, in tutte le stagioni e nelle feste comandate, a ferragosto come a natale. Il Covid c’è sempre, non va in vacanza.
È ora che il Governo ne prenda atto, si assuma la responsabilità di una scelta univoca e decida: o adotta il principio di precauzione (con restrizioni commisurate al pericolo) e lo osserva rigorosamente; oppure non adotta alcuna precauzione (affidandosi al caso ovvero confidando nella famigerata immunità di gregge inizialmente cinicamente sostenuta da Boris Johnson – salvo poi fare marcia indietro).
È illusorio e velleitario pensare di continuare a giocare a nascondino con il Covid, con provvedimenti contraddittori che non solo minano la credibilità di chi li adotta, ma – soprattutto – aggravano le conseguenze sanitarie, sociali ed economiche della pandemia.
Categorie:Politica e Società
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